Le annunciate contestazioni contro la calata di Renzi a Napoli sono pienamente riuscite ed hanno mostrato – come già accaduto in altre precedenti occasioni – che nell’area metropolitana partenopea esiste un diffuso ed articolato movimento di lotta politico, sociale e culturale che non accetta supinamente il complesso delle politiche del governo Renzi.
Sui diversi aspetti che – nel corso di due anni circa – hanno costituito il profilo generale e specifico dell’azione del governo Renzi si sono puntualmente prodotte mobilitazioni e lotte che hanno denunciato il contenuto antisociale ed autoritario di tale linea di condotta antipopolare.
Ma le contestazioni avvenute mercoledì 6 aprile sono un punto maturo di una messa in discussione concreta e politicamente avanzata di alcuni aspetti strategici dell’azione del governo e dell’insieme poteri forti che ispirano tale esecutivo.
Infatti tutta la vicenda di Bagnoli/Coroglio (nei suoi tratti economici, urbanistici/territoriali e giuridici/amministrativi) rappresenta l’esemplificazione immanente della filosofia dello Sblocca/Italia, della verticalizzazione antidemocratica dei processi decisionali e della sapiente saldatura degli interessi economici e finanziari interessati alla nuova manomissione del territorio ed alla sua valorizzazione capitalistica.
Un unico filo nero collega ed intreccia il Commissario Salvo Nastasi, la Confindustria (particolarmente l’ACEN, l’associazione dei costruttori), Fintecna e tutto il corollario di interessi che spingono, prepotentemente, per una messa a profitto di un enorme porzione di territorio della città.
Una partita politica e materiale – quindi – troppo importante per il governo Renzi e per le varie cordate locali del Partito Democratico compreso l’inquilino principale di Palazzo Santa Lucia – il presidente della Regione, Vincenzo De Luca – il quale, oltre l’abituale dose di demagogia e populismo dispensata a piene mani, è completamente subalterno agli input di Palazzo Chigi.
E’ evidente – allora – che la protesta dei comitati di Bagnoli, dei movimenti di lotta metropolitani e di quanti hanno, sempre, denunciato questo astuto disegno governativo e padronale colpisca politicamente nel segno ed al cuore del grumo di interessi antisociali che ispira l’azione governativa.
In tale contesto è stata oltremodo utile e giusta la giornata di lotta che si è concretizzata la quale, in maniera intelligente, ha saputo attraversare le strade del centro cittadino non sottostando ai divieti ed alle “zone rosse” nonostante i lacrimogeni, l’uso degli idranti e le cariche poliziesche.
Un attraversamento che ha saputo dialogare con la città tramite la presenza in alcuni quartieri popolari ma anche con una bella assemblea, tenuta nel pomeriggio, all’interno della Galleria Umberto I che si è conclusa con un nuovo piccolo corteo a ridosso dell’imponente schieramento poliziesco che blindava tutta l’area in cui è situata la sede della Prefettura dove il bugiardo/Total è dovuto entrare di soppiatto.
La posta in gioco nel prossimo periodo
Lo scenario che si apre adesso – a partire dalle dichiarazioni astute di Renzi il quale, addirittura, prospetta l’applicazione per Bagnoli del Piano di Vezio De Lucia che, come è noto, è il contrario dei desiderata degli speculatori ed affaristi che volteggiano su quella zona della città – merita una ulteriore discussione pubblica, da parte dei movimenti di lotta e degli attivisti politici e sociali, per attrezzarci alle sfide politiche che ci attendono.
Se all’amministrazione comunale di Napoli, di Luigi De Magistris, và dato atto di aver retto a questa potente offensiva governativa che non ha esitato, e non esita tutt’ora, a ricorrere persino a goffi tentativi di criminalizzazione dei singoli assessori accusati di essere fomentatori e protettori delle “violenze di piazza” dall’altro, però, occorre dotarsi di una progettualità politica, autonoma ed indipendente, che deve prevedere e misurarsi, necessariamente, con ogni tipo di prossimo scenario possibile.
Renzi, il Partito Democratico, il padronato, gli opinion/maker della dis/informazione deviante del capitale e i variegati comitati di affari non molleranno la presa su Napoli e continueranno, con ogni mezzo necessario, i loro affondi antipopolari.
Un incrudimento che sarà ancora più feroce e senza mediazioni se – come sembra fino ad ora – il Partito Democratico conoscerà una significativa sconfitta elettorale alle prossime elezioni amministrative.
Sarà, quindi, in tale tornante della vicenda cittadina (ma a questo punto possiamo tranquillamente ascrivere il caso/Napoli a caso nazionale) che il protagonismo popolare di questi anni, il lavorio sociale di tanti movimenti, comitati ed associazioni, l’azione del sindacalismo conflittuale e delle organizzazioni di classe dovrà costruire e sperimentare una nuova soglia politica ed organizzativa in grado di contrastare efficacemente l’attacco che si prospetta.
Con o senza Luigi De Magistris – e noi siamo tra quelli che tracciano, tra luci ed ombre, un positivo bilancio di questa sindacatura – a Napoli i poteri forti governativi e dell’Unione Europea verranno, di nuovo, a chiedere il conto.
Privatizzazione e pura logica d’impresa nelle aziende partecipate, dismissione e messa a valore del patrimonio pubblico ed abitativo, ridisegno della città in funzione di una possente gentrificazione antisociale e nuovo dispotismo nelle modalità di relazione e di governance sono i punti qualificanti di una vera e propria gabbia, normativa e materiale, che si vorrà imporre alla città ed alla sua importante area metropolitana.
Nelle scorse settimane ROSS@ ha avanzato e ha iniziato a discutere con le forze politiche, sociali, culturali e sindacali, una proposta di confronto e di possibile sinergia di lotta e di organizzazione unitaria e di massa.
Una proposta – verso le elezioni ed oltre la prossima fase elettorale – che sottoponiamo alla critica ed all’ulteriore arricchimento di quanti vorranno cimentarsi collettivamente su questo versante. ()
La campagna elettorale che si è oramai aperta dovrà essere – almeno per quanto ci riguarda – un altro spazio politico, assieme a tutti gli altri, dove far vivere questioni e temi incardinati al blocco sociale, ai movimenti popolari della città e, soprattutto, a quell’indispensabile fase di “accumulo di forze” che potrà consentirci di impattare con gli scontri che si addensano all’orizzonte di Napoli e di tutto il Meridione d’Italia.