«Colui che attende una rivoluzione sociale “pura”, non la vedrà mai. Egli è un rivoluzionario a parole che non capisce la vera rivoluzione. (...) La rivoluzione socialista in Europa non può essere nient’altro che l’esplosione della lotta di massa di tutti gli oppressi e di tutti i malcontenti.
Amnistia subito. Martedì 22 Gennaio ore 18 30 Magazzini Popolari Casal Bertone
La vicenda di Cesare Battisti, con il clamore mediatico forcaiolo che ha suscitato, ci porta a riprendere parola sulla necessità dell’amnistia per i reati politici e sociali.
Indice opuscolo
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Introduzione – Rete dei Comunisti Roma
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Roma dal centro del sistema- paese alla periferia della U.E. ( Rete dei Comunisti Roma)
"L'accordo del secolo" minaccia l'intera nazione araba. Dichiarazione congiunta del fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e del Partito Comunista Libanese
- di Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Partito Comunista Libanese
- Categoria: documenti
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Il 28 dicembre 2018 a Beirut, due organizzazioni comuniste storiche del mondo arabo come il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e il Partito Comunista Libanese hanno tenuto la conferenza stampa finale a margine dell'incontro politico denominato "Resistenza Araba Globale". Al termine di tale incontro è stata diffusa la seguente dichiarazione congiunta:
Gli sviluppi degli avvenimenti regionali e globali indicano profondi cambiamenti ad ogni livello, implicazioni globali dovute all’attuale crisi del sistema capitalista ed al passaggio da un sistema unipolare a multipolare. Gli stati uniti d’america stanno tentando di mantenere il proprio primato attraverso il progressivo ritiro da una serie di primari accordi internazionali, l'ampliamento delle sanzioni economiche, l’allargamento della presenza militare e la costante minaccia di nuove guerre di aggressione. Tale approccio, una minaccia globale anticamera dell'avvio di progetti di frammentazioni e divisioni condotti in prima persona o attraverso compiacenti soggetti terzi, pone la regione araba nel cuore del conflitto: in questa fase di transizione preoccupano l’esito di tali progetti imperiali da un lato, e l’acutizzarsi di crisi interne, dall’altro.
I perduranti effetti dei progetti imperialisti statunitensi, radicati attraverso l’entità sionista ed i regimi reazionari arabi, a seconda del soggetto al quale ci si volge, prevedono l’occupazione di tali Paesi, da suddividere su basi confessionali, settarie ed etniche, saccheggiandone le risorse ed impoverendone i rispettivi popoli, costruendo basi militari sul loro territorio, e cancellando definitivamente la causa nazionale palestinese. In tal modo si è già arrivati alla divisione di Sudan e Somalia, e ad aggravarne la situazione si sommano i crescenti rischi per Siria, Libano, Iraq, Palestina, Yemen, Giordania ed Egitto.
[…] Il legame tra la lotta di liberazione nazionale ed il cambiamento sociale e politico nei nostri Paesi è parte integrante della lotta di liberazione della nazione araba, finalizzata a rovesciare la forma imperialista-sionista ed i suoi progetti, in particolare quello afferente il “Nuovo Medioriente”. La lotta in questo settore, interconnessa ed indivisibile, deve contrastare ogni imposizione ed il consolidamento della dipendenza, fronteggiando ogni aspetto che mini il principio di autodeterminazione, come la frammentazione su basi settarie o etniche, o il saccheggio dei beni e l’asservimento dei popoli, paralizzando l'economia per l'eslusivo beneficio di rentier venuti a promuovere modelli di sviluppo distorti basati su clientelismo e favoritismi tra chi è al potere e gli interessi del capitale: modelli che hanno portato alla costituzione di società dipendenti esclusivamente da sistemi economico-politici. Di conseguenza, il compito di avversare tali sistemi è diventato una necessità, dettata dagli interessi dei nostri popoli e delle nostre nazioni, rendendo inevitabile lo scontro.
[…] Da qui la necessità di sviluppare e diversificare le forme ed i metodi di lotta, in particolare in quei Paesi obiettivi di aggressione, al fine di fronteggiare con successo gli effetti dello “Accordo del Secolo” che rischia di essere messo in ombra dal carattere esclusivamente militare nel breve-medio termine. In ciò si configura il nostro ruolo di militanti della Resistenza, tra noi coordinati, con l’obiettivo di garantire la migliore preparazione dinanzi allo scontro, stimolando la crescita dei movimenti civili al fine di attivare le necessarie energie popolari - soprattutto i nostri giovani - le nostre economie e le nostre autorità culturali ed informative per fronteggiare i progetti di normalizzazione in tutte le sue forme, collaborando solidali nel quadro della Resistenza palestinese contro l'occupazione ed il regime di apartheid che ha come obiettivo la conquista dei Territori ancora palestinesi sino al 1948.
Tale dovrebbe essere la base per individuare il punto di partenza per la costruzione di un progetto politico, basato su un confronto internazionale, sia nei suoi aspetti domestici che globali […] Da qui, e sulla base di quanto sopra esposto, deve partire l’iniziativa di convergere con tutte quelle organizzazioni, partiti di sinistra e nazionalisti della nostra regione, rilanciando quanto esposto, in maniera tale da definire un gruppo coeso su principii e piani d’azione, esortando ad unire le energie per far fronte ai progetti imperiali ed impedire la realizzazione completa dello “Accordo del Secolo”.
[…] È necessario indirizzare i movimenti sul piano politico e sociale, in modo che diventi urgente una mobilitazione popolare che promuova l'elaborazione di un programma di sviluppo volto a garantire l'integrazione economico-sociale tra i Paesi arabi, in modo da rafforzare il ruolo del settore pubblico, contrastando le imposizioni della Banca Mondiale ed entità simili che aumentano la povertà, la disoccupazione ed il sottosviluppo nei nostri Paesi a causa delle privatizzazioni ed il conseguente saccheggio delle ricchezze. Va allargata la cerchia di coloro che sono coinvolti nella lotta economico-sociale al fine di esprimere una variegata pluralità di forze sociali: organizzazioni politiche, giovanili, sindacali ed operaie.