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Bologna 15 maggio: Medio Oriente oggi: popoli in lotta e ingerenze imperialiste

◆ 15 maggio, ore 17.00, aula IV, Facoltà di Lettere e Filsofia, Via Zamboni 38 ◆

// Cosa sta succedendo in Medio Oriente? Che forma assumono le ingerenze occidentali e quali interessi nascondono? Come trovare la giusta lente per leggere delle dinamiche che sembrano sempre più intricate e votate al caso? Quali popoli pagano le conseguenze della destabilizzazione di quest’aera geografica? //

Ne parliamo con:
> Giacomo Marchetti, giornalista di ;
> Stefano Mauro, esperto di Medioriente e della battaglia del popolo palestinese, collaboratore di  e Investig Action;
> Marco Marano, giornalista indipendente, si è occupato spesso della questione curda

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Nell'attuale scenario globale, l'equilibrio tra le varie potenze in gioco è precario. Sia sul piano economico e finanziario che su quello militare si passa continuamente dalla competizione alla collaborazione e viceversa, in una - a volte imprevedibile - ridefinizione dello scacchiere dei rapporti di forza, dove nessuno di fatto prevale.

Il Medio Oriente è proprio uno dei punti caldi su cui si concentrano le mire e gli interessi delle potenze mondiali e principale terreno di scontro della competizione interimperialista. Sono coinvolti non solo gli Stati Uniti - le scelte dell'amministrazione Trump non devono essere inquadrate in una lettura semplicistica come meramente “folli”, ma incarnano la precisa visione di un pezzo di classe dirigente americana contrapposta a quella obamiana - le petromonarchie del Golfo, la Turchia e la Russia, ma anche l'Unione Europea, che prova a recuperare terreno in un contesto in cui ha scarsa influenza. Alcune potenze europee si lanciano per farsi spazio oltre gli schemi della NATO, dove l'azione coordinata delle istituzioni comunitarie non arriva ancora. 

Sono state parole vuote quelle di Federica Mogherini, l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza europea, secondo cui gli stati europei non seguiranno l'esempio USA di spostare l'ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, alle quali di fatto non hanno fatto seguito decisioni concrete in senso contrario o prese di posizione di delegittimazione rispetto a quest'infame operazione. Non sono però castelli di carta le relazioni commerciali di vendita di armi in Medio Oriente (che ha raddoppiato la mole d'importazione nell'ultimo quinquennio) da parte dell'Unione Europea, con Francia e Germania in testa, o la grande spinta di Macron alla realizzazione del bombardamento statunitense su Damasco due settimane fa.

A farne le spese, in questo «tutti contro tutti», ancora una volta sono i popoli senza patria, quelli a cui la patria è stata negata e quelli che si trovano case e strade bombardate dagli aerei occidentali. Assistiamo ad un innalzarsi della tensione sul suolo israelo-palestinese, a seguito della Marcia del Ritorno e del periodo di mobilitazioni che arriveranno fino al settantesimo anniversario della Nakba, la «catastrofe» del 1948, che registra già un numero di morti troppo alto per passare inosservato. Ricordiamo inoltre che è partito da pochi giorni il Giro d'Italia proprio da Gerusalemme, in una continua opera di legittimazione occidentale dell'operato sionista. Poco distante da Israele, nel nord della Siria, il presidente turco Erdogan - con l'aiuto delle milizie jihadiste - il mese scorso ha invaso Afrin, la città curda della Siria settentrionale, con il preciso obiettivo dell'eliminazione della nazione e del popolo curdo.

In questo contesto di tendenza alla guerra, consideriamo fondamentale tenere alta l'attenzione su quello che succede alle nostre porte e importantissimo portare avanti un'analisi lucida, che non ci faccia cadere nella mera tifoseria ma che ci aiuti a capire le ragioni che alimentano i focolai di tensione. Alla luce di ciò, è necessario quindi continuare a praticare azioni di solidarietà internazionalista, anticolonialista e antimperialista a favore delle popolazioni oppresse di tutto il mondo, facendo corretta informazione e costruendo legami con i territori.

Questo è uno degli strumenti che ci permettono di connettere quelle lotte con le nostre lotte, trovandone le affinità e le differenze e inquadrandole da un punto di vista più alto, e di guardare all'imperialismo di casa nostra con la giusta lente: quella della rottura. La loro liberazione passa anche attraverso la nostra liberazione, ed è nostro compito organizzarci per minare dall'interno l'architettura della nostra potenza imperialista.

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