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Cento anni dopo il massacro della Grande Guerra gli apprendisti stregoni dell'imperialismo ci trascinano di nuovo verso la guerra

Cento anni dopo il massacro della Grande Guerra del 1914-18
Gli apprendisti stregoni dell’imperialismo ci trascinano di nuovo verso la guerra

E' passato ormai un secolo da quella che è stata definita la Grande Guerra del 1914-1918, in realtà un vero e proprio massacro dei e tra i popoli europei. E' paradossale e vergognoso che i governi  dell’Unione Europea e dell’Italia, che celebrano con cerimonie e retoriche nazionaliste questo centenario, nascondano alle proprie popolazioni che le stanno trascinando in nuove guerre.

Un secolo fa, come oggi, le grandi potenze erano tutte d'accordo tra di loro quando dovevano attaccare un paese più debole per rubargli le risorse. Accadde nella Cina del 1900 contro la rivolta dei Boxer, sta accadendo ora in Iraq, Libia, Siria, Ucraina. Ma quando si è trattato di spartirsi il bottino nelle colonie prima le grandi potenze si sono combattute tra loro nelle periferia e dopo pochi anni nel cuore dell'Europa: sulla frontiera tra Francia e Germania, tra Italia e Austria, tra Germania e Russia o sulle coste della Turchia, facendo massacrare milioni di contadini e operai obbligati ad arruolarsi e mandati al macello nelle trincee.
In questi anni hanno affermato che la nascita dell'Unione Europea doveva servire proprio ad impedire che la guerra devastasse di nuovo l'Europa, ma sta accadendo esattamente il contrario. Da quando è nata l'Unione Europea le guerre sono aumentate ed un vero e proprio “cerchio di fuoco” di crisi, conflitti e scontri circonda l'Europa dall'Ucraina fino ai paesi africani ex colonie francesi passando per Siria, Iraq e Libia.
Le classi dirigenti dell'Unione Europea dicono di voler tenere la guerra lontana dai propri confini ma agiscono avventuristicamente alimentando i conflitti. E' accaduto nel 1992/99 nella ex Jugoslavia (dove la Germania per prima alimentò e sostenne le secessioni); è avvenuto in Libia nel 2011 dove Francia, Gran Bretagna e Italia hanno bombardato il paese e consegnato la Libia alle bande armate e ai miliziani jihadisti; sta accadendo in Ucraina dove Germania e Unione Europea hanno alimentato e sostenuto il colpo di stato nazionalista contro il governo in carica, scatenando così una guerra civile che insanguina il paese ed alza pericolosamente la tensione tra le potenze della Nato e la Russia.
E' ormai evidente che da questi conflitti traggono vantaggio solo gli Stati Uniti che intendono boicottare le relazioni economiche tra UE e Russia, ripristinare la loro egemonia attraverso la Nato, imporre i propri interessi attraverso nuovi trattati dei quali beneficiano solo le banche e le multinazionali statunitensi ed europee.
L’Unione Europea, ad esempio, importa il 53% del suo fabbisogno di energia, il 90% nel caso del petrolio e 66% in quello del gas naturale. L’alto livello di “vulnerabilità” di uno dei principali blocchi economici del mondo rende l'Unione Europea un anello ancora debole in tema di risorse energetiche. Anche i due conflitti scatenati alle porte di casa – a sud in Libia, Iraq, Siria e ad est in Ucraina – indicano un livello elevato di questa vulnerabilità.
Un intervento militare fortemente voluto da una potenza europea come la Francia in Libia e un’aperta ingerenza di paesi europei come Germania, Polonia e repubbliche Baltiche in Ucraina, hanno provocato un doloroso paradosso: la ricerca di una invocata stabilità ha in realtà prodotto il massimo di instabilità. E ora rimediare sta diventando sempre più difficile, oltre che sanguinoso per le popolazioni coinvolte sia in Libia che in Ucraina.
Gli Usa conoscono perfettamente la vulnerabilità energetica dei loro partner/concorrenti europei. Dopo aver dovuto ingoiare l'avvento dell'euro, la competizione sulle tecnologie e la barriera monetaria che ha impedito agli Usa di scaricare sull'Europa gli effetti della loro inflazione come avveniva in passato, gli Stati Uniti hanno deciso di giocare duro contro i loro alleati nella Nato.
Hanno prima lasciato che la Francia giocasse un ruolo di prima linea nella destabilizzazione della Libia, poi hanno bruscamente alzato il livello del conflitto con la Russia. Così due dei principali serbatoi delle forniture energetiche dell'Europa sono diventati incerti e i rubinetti si stanno chiudendo.
Gli Stati Uniti stanno infatti agendo apertamente non solo per allargare la faglia tra Unione Europea e Russia ma anche quella interna alla stessa Ue tra i paesi fondatori e i nuovi paesi aderenti della periferia est. La politica militare e le fonti energetiche restano i due punti di debolezza delle ambizioni del polo imperialista europeo come competitore globale. Non è un caso che il consigliere di Bush, l'economista Martin Feldstein, annunciasse già nel 1997 che “l'introduzione dell'euro avrebbe portato alla discordia e alla guerra sia tra gli Stati Uniti e l'Europa che dentro l'Europa”.
Le guerre e l'instabilità alle periferie sud ed est dell'Unione Europea sono la conseguenza di questa sfida competitiva su scala globale tra le vecchie potenze imperialiste come gli Stati Uniti e quelle aderenti all'Unione Europea contro nuove potenze emergenti come Russia, Cina, Brasile, India, Sudafrica (paesi conosciuti come Brics). La crisi del sistema economico capitalista si sta rivelando più pesante in Europa e negli Stati Uniti che nelle economie emergenti che continuano a crescere. Ma le vecchie potenze imperialiste non intendono accettare il loro declino e la riduzione del loro peso economico e politico nelle relazioni internazionali e quindi alzano continuamente la tensione, destabilizzano i paesi più deboli e innescano guerre e conflitti.
Con la crisi che continua a mordere e in un pianeta ormai completamente dominato e supersfruttato dal sistema capitalista, la lotta per le risorse si fa più violenta. I rimedi finora proposti per contrastare la crisi non funzionano. E' per questo che i pericoli di una rottura storica, cioè della guerra, si fanno oggi più reali, e rischiano di trasformarsi in realtà anche se nessuno lo vuole, esattamente come accadde cento anni fa.
Se ne accorgono quelli che hanno a disposizione tutte le informazioni (le banche, le Borse, gli investitori finanziari), non se ne accorgono invece le popolazioni che però hanno tutto l'interesse a impedire un nuovo macello.
Sbaglia clamorosamente, così come nella Prima Guerra Mondiale, chi oggi parteggia per una o per l'altra delle potenze in competizione tra loro. La tifoseria confonde le idee e alimenta brutte avventure, molto spesso antipopolari e reazionarie.
Al contrario è necessario indebolire i poli imperialisti, inclusa l'Unione Europea. Per questo avanziamo la proposta della rottura e della fuoriuscita dell’Italia e di altri paesi dall'Unione Europea e dalla Nato. Non solo. Guardiamo con favore ad una alleanza tra i paesi mediterranei del Nord e del Sud che rafforzino la pace e la neutralità militare, la cooperazione sulle basi del reciproco vantaggio, la priorità degli interessi popolari rispetto a quelli dei gruppi capitalistici (banche, multinazionali) che hanno provocato la crisi e rischiano nuovamente di provocare la guerra.

Rete dei Comunisti

 

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