Vale la pena svolgere qualche riflessione circa la giornata di sciopero di venerdì 20 aprile particolarmente nello stabilimento Alenia di Nola (Napoli) e durante il corteo per le strade del capoluogo partenopeo fino alla contestazione sotto la sede di Confindustria a Piazza dei Martiri con i compagni di Nola che si sono fatti largo - tra i galoppini di Cisl e Uil a forza di spintoni - per affermare, anche visivamente, che i cortei non devono essere sfilate inefficaci e mortifere.
Uno sciopero che – a differenza di tutte le altre parti - è stato di 8 ore al posto delle canoniche 4 decise dai vertici di Fim, Fiom e Uilm; uno sciopero che ha bloccato entrambi turni di lavoro e che è proseguito anche nella giornata di sabato 23 aprile con il blocco degli straordinari.
Siamo convinti che la reazione operaia che abbiamo registrato non è, unicamente, la conseguenza del malcontento dei lavoratori circa il rinnovo di un Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro che non regge neanche i continui aumenti del costo della vita ma è, soprattutto, lo sbocco materiale verso un clima di incertezza che, da moltissimi mesi, ristagna sulle teste dei lavoratori Alenia e dell'intero gruppo Finmeccanica.
Come organizzazione, come Rete dei Comunisti siamo tra coloro i quali che, nel periodo di tempo che sta alle nostre spalle, non si sono risparmiati nell'opera di puntuale denuncia della volontà del governo Renzi e del nuovo gruppo dirigente di Finmeccanica di voler assestare una ennesima mazzata ai livelli occupazionali del polo aeronautico e ad all'insieme del variegato indotto che ruota attorno a tale importante comparto manifatturiero.
Confermiamo – infatti – che, al di là delle ipocrite e falsamente tranquillizzanti dichiarazioni del Ministero del Lavoro, della Regione Campania, ed anche di molti esponenti dei sindacati complici, sul futuro prossimo delle fabbriche Finmeccanica (specie quelle collocate in Campania e nel Sud Italia) si addensano fosche nubi derivanti da un lato da un accelerazione dei fattori di competizione commerciale tra i diversi colossi internazionali del settore e dall'altro da un costante taglio di commesse e lavorazioni.
Questo combinato disposto sta, costantemente, inibendo lo sviluppo del settore arrivando a lambire fabbriche e servizi che, fino a poco tempo fa, si percepivano come situazioni politiche ed economiche ben garantite anche rispetto all'incrudirsi del corso generale della crisi capitalistica.
Si comprende – quindi – come sia stato importante la costruzione, dal basso, di uno sciopero che ha saputo intrecciare la propaganda delle ragioni sociali dei lavoratori con le forme di lotta dure e determinate che da molto tempo non trovano pratica corrente tra i lavoratori.
A tale proposito rilanciamo la nostra sollecitazione verso quei delegati di base onesti e combattivi, molti dei quali, ad onor del vero con sempre maggiore disincanto, continuano ad essere attratti dalla Fiom nonostante questa organizzazione, sia sul piano nazionale che territoriale, stia velocemente percorrendo la sua deriva ultima di normalizzazione e di integrazione con le compatibilità del mercato e dei profitti, assieme a Fim e Uilm.
Il nostro Invito militante è quello di riprendere una discussione collettiva – nei posti di lavoro e nei territori - per definire tutti insieme le condizioni politiche ed organizzative adatte alla nuova qualità dello scontro che il governo, il padronato stanno scatenando contro i lavoratori.
Nola, 23/4/2016