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Contro la guerra, la Nato e l’Unione Europea: disarmiamoli!

Dopo le manifestazioni contro la guerra, la Nato, le spese militari e la militarizzazione che si sono svolte a Roma e Milano lo scorso 16 gennaio, venerdì 29 gennaio a Roma si è svolto un convegno nell’aula magna dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati organizzato dal Movimento 5 Stelle e dal titolo: “Se non fosse Nato”.

Introdotto da un breve video che ha ricostruito le nefaste conseguenze della adesione dell’Italia alla Nato e delle numerose guerre che attraverso questo apparato hanno coinvolto il nostro paese, il convegno ha visto la partecipazione dell’attivista irlandese Maired Corrigan Maguire (Premio Nobel per la Pace per il contributo dato al negoziato che ha portato alla fine del conflitto armato nell’Irlanda del Nord); del reporter e saggista Andre Vltchek (coautore con Noam Chomsky dell’interessante libro “On Western Terrorism: From Hiroshima to Drone Warfare”), dell’avvocato Claudio Giangiacomo (membro di Ialena ed estensore di una legge di iniziativa popolare contro le basi militari in Italia). Dopo le relazioni sono intervenuti i rappresentanti delle reti e dei comitati impegnati sui territori contro le basi e le servitù militari – da Camp Darby al Muos, dalla Sardegna al dal Molin – e vari attivisti dei movimenti contro la guerra. Tra questi Valter Lorenzi che è intervenuto a nome della Rete Nazionale ‘Disarmiamoli’. Di seguito il testo del suo intervento.

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La Rete Disarmiamoli si costituisce nel 2007 a Bologna, in un convegno che riunì comitati, strutture e singoli presenti in molte regioni italiane, soprattutto dove era più forte la mobilitazione contro le basi USA/NATO.

Disarmiamoli nasce in una fase politica che vedeva alla guida del paese il governo Prodi, sostenuto dalla cosiddetta “sinistra radicale”, cresciuta sull’onda dei movimenti no global e pacifisti, i cui valori e obiettivi furono rinnegati dai rappresentanti inviati in Parlamento, sull’altare di una governabilità costata cara sia a quella rappresentanza politica, sia ai movimenti pacifisti che sbandarono e rifluirono, ma soprattutto alle migliaia di civili afgani che continuano a morire sotto le bombe. Nessuno di noi dimenticherà mai l’infelice teoria della “Riduzione del danno”, coniata nel luglio del 2006 da alcuni deputati del PRC per giustificare il loro voto a favore del rifinanziamento della spedizione militare italiana in Afghanistan.

Disarmiamoli si costituì anche per contrastare risolutamente quelle scelte, che portarono progressivamente al riflusso di un movimento che aveva assunto dimensioni di massa, a livello internazionale e nel nostro paese.

La funzione svolta in questi anni da Disarmiamoli è stata

1) di sostegno e partecipazione a tutte le mobilitazioni contro la guerra e di promozione di campagne di massa come quella del 2008 sulla PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE SUI  TRATTATI INTERNAZIONALI E SULLE BASI  E SERVITÙ MILITARI scritta dall’Avv. Claudio Giangiacomo, per la quale lanciammo una grande mobilitazione nazionale che in poche settimane raccolse in ogni angolo del paese oltre 60.000 firme

Recentemente abbiamo partecipato sia alle iniziative contro le manovre NATO Trident Junctur del novembre 2015 sia a quelle lanciate dalla Piattaforma Sociale Eurostop - Piattaforma di cui facciamo parte – per l’anniversario dei 25 anni dai primi bombardamenti sull’Iraq, culminate sabato 16.1.16 nelle manifestazioni di Roma, Milano e in molte altre città minori .

2) In una fase di stagnazione e riflusso del movimento contro la guerra ci siamo concentrati in un lavoro di comprensione e analisi delle cause di fondo che hanno determinato il ritorno della guerra come strumento principale usato dai paesi occidentali nelle relazioni internazionali, individuando nella crisi sistemica del modello economico capitalistico il motore che spinge di nuovo il mondo a una velocità impressionante verso la guerra.

I soggetti concreti che tentano di risolvere la crisi con una costante escalation bellicista e aggressiva sono gli Stati Uniti, che non esitiamo a definire paese imperialista, affiancati da un’Unione Europea che assume anch’essa le caratteristiche di un polo imperialista, in competizione con tutte le altre economie, uniti all’interno di un’alleanza (la NATO) che subisce i contraccolpi di uno scontro d’interessi sempre più forte tra i suoi componenti fondamentali. 

La globalizzazione, se è mai esistita, ha avuto vita breve, come le teorie sulla “fine della storia” coniate in seguito al crollo del muro di Berlino. In questi anni abbiamo assistito a una sempre più forte competizione globale tra imperialismi e potenze economiche emergenti (BRICS, ALBA L.A., Polo islamico guidato da A. Saudita e Turchia). I risultati di questo scontro sono sotto gli occhi di tutti: dall’Ucraina alla Libia un arco di morte e distruzioni circonda l’Europa.

Questi spunti d’analisi ci fanno dire che i nemici principali contro i quali concentrare l’attenzione del movimento contro la guerra sono in termini generali un modello economico e di relazioni sociali non più in grado di rispondere ai bisogni dell’umanità, cioè il capitalismo, in termini di soggetti concreti che veicolano politiche di morte e distruzione la NATO e l’Unione Europea.

La NATO perché mantiene una funzione di coordinamento delle proiezioni belliche occidentali in tutto il globo terrestre.

L’Unione Europea perché nel suo processo d’integrazione autoritaria e gerarchica ha fatto dell’aggressione militare e della guerra un fattore costituente. Dalla distruzione dell’ex Jugoslavia al golpe in Ucraina, sino ai preparativi in corso per una seconda aggressione alla Libia, l’Unione Europea si è dimostrata essere un nemico mortale della pace e della sicurezza per i propri popoli e per quelli che la circondano.

Per questo ci riconosciamo nelle parole d’ordine lanciate da Eurostop per lo scioglimento della NATO e per la rottura dell’Unione Europea. 

Di seguito gli obiettivi che riteniamo centrali per il rilancio della lotta contro la guerra.

1)    L’Italia è una portaerei al servizio della NATO e dell’Unione Europea. Occorre riprendere il lavoro d’inchiesta, denuncia e mobilitazione contro le basi militari, per lo scioglimento dell’Alleanza Atlantica, l’uscita dell’Italia dalla NATO e la rottura dell’Unione Europea.

2)    Occorre denunciare il ruolo di punta che il governo Renzi sta assumendo nelle politiche di guerra dell’Unione Europea e della NATO, a partire dalla Libia, contro la quale si sta preparando una nuova, devastante aggressione.

3)    Le guerre del XXI secolo si caratterizzano per un uso intensivo dell’ideologia. Le libertà individuali e di mercato, i diritti civili, la supposta superiorità delle architetture istituzionali e giuridiche dell’Occidente, sono strumentalizzate da un’immensa pletora d’intellettuali, giornalisti, editorialisti, opinion maker al servizio delle multinazionali e dei governi di riferimento, al fine di esercitare un’egemonia culturale su fasce significative di opinione pubblica. In forme sempre nuove e complesse, il capitalismo si rappresenta come l’unico modello possibile. La battaglia culturale contro la martellante propaganda che prepara, legittima e accompagna le aggressioni militari deve divenire uno dei fronti centrali di lotta del movimento contro la guerra.

Ben vengano quindi iniziative come quella del M5S.

Il rilancio della lotta contro la NATO, l’UE e i governi vassalli come quello Renzi è un contributo fondamentale alla difesa della pace ne nostro paese, nel continente e a livello mondiale.

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