Raid israeliano in Siria, ucciso leader di Hezbollah


L’aviazione sionista ha ucciso il combattente libanese Samir Kuntar nei pressi di Damasco. Si tratta di una delle tante azioni portate avanti da Israele in Siria durante gli ultimi 5 anni circa di durata dell’aggressione al paese, nel corso della quale lo stato sionista ha più volte preso di mira le postazioni dell’esercito di Damasco e di Hezbollah e dato supporto logistico alle milizie islamiste della peggior specie, compresa Al-Nusra, ramo locale di Al-Qaeda.

Il tutto continuando a godere della proverbiale impunità presso la cosiddetta “comunità internazionale”, su copertura questa volta non solo degli USA, ma anche della Russia, che pure sta supportando il governo di Damasco, ma che, prima di intervenire, ha inteso stipulare un patto di coordinamento con Israele per "prevenire incidenti" fra le rispettive aviazioni nello spazio aereo siriano (e per indebolire il ruolo di Iran e Hezbollah nello scenario siriano).

Arrestato da Israele a 16 anni per un’azione militare compiuta nella città di Nahariya per conto dell’organizzazione marxista “Fronte di Liberazione della Palestina”, Samir Kuntar ha trascorso 39 anni nelle carceri sioniste, risultando il prigioniero politico detenuto per più tempo; il militante libanese era stato liberato nel 2008 in quella che si è rivelata  una delle peggiori umiliazioni degli ultimi tempi per Israele: inserito in uno scambio di prigionieri con Hezbollah che prevedeva la restituzione di due soldati sionisti, gli ufficiali israeliani si videro recapitare due bare nere, poiché i due erano morti durante l’azione portata dall’organizzazione sciita della Resistenza Libanese in territorio israeliano per trarli prigionieri. Si tratta, per inciso, dell’azione presa a pretesto ufficiale da Israele per giustificare l’aggressione fallimentare al Libano dell’estate 2006.

A seguito della liberazione, Samir Kuntar era stato accolto a furor di popolo e con tutti gli onori in Libano, Siria e Iran. Secondo molte fonti, dopo lo scoppio della crisi siriana e dell’aggressione “per procura” al paese, è stato integrato in una delle milizie che combattono nell’ambito della Resistenza Siriana, al fianco del governo di Damasco. La milizia da lui comandata era attiva nei pressi delle alture del Golan, occupate da Israele.

Ci aveva provato più volte l’esercito sionista ad annientare Samir Kuntar in Siria, ci è riuscito la mattina del 20 dicembre prendendo di mira e distruggendo l’edificio residenziale in cui si trovava, come detto, nei sobborghi di Damasco, in un raid nell’ambito del quale sono  morti almeno 8 civili; ufficialmente, fino al momento in cui scriviamo, i funzionari israeliani non confermano, né smentiscono l’accaduto, ma se ne rallegrano; ovviamente ciò conta poco nell’attribuzione dell’attacco, ma testimonia ancora una volta lo stato di semi-ufficialità con cui è sempre legittimato ad agire militarmente Israele e con cui mette sempre la cosiddetta “comunità internazionale” di fronte al fatto compito, disprezzandone le regole.

Ora si attende una nuova escalation in Medio-Oriente: le teste d’uovo israeliane già prevedono un tentativo di vendetta da parte di Hezbollah. Al momento, già alcuni media segnalano uno scambio di lancio di razzi fra Israele e le milizie della Resistenza Libanese. L’incendio siriano, insomma, potrebbe espandersi in Libano, dal quale Hezbollah fino ad ora è riuscito a tenere lontane le milizie dell’Isis, Al-Nusra e altre organizzazioni jihadiste grazie al proprio intervento diretto in Siria; in conseguenza di ciò, lo stato sionista potrebbe ampliare il proprio intervento nella crisi siriana.

“Anche se mi uccidono o uccideranno altri della Resistenza, la lotta in Siria continuerà", aveva affermato qualche tempo fa il militante Samir Kuntar. Questo non può che essere anche il nostro auspicio, contro gli interventi imperialisti che stanno incendiando e destabilizzando tutto il Medio-Oriente.

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