Messaggio della Rete dei Comunisti al congresso del Pcl

Cari compagni e care compagne
non potendo portare di persona il nostro saluto al terzo congresso del Partito Comunista dei Lavoratori vi inviamo un fraterno saluto e alcune brevi considerazioni.

Abbiamo letto con attenzione il vostro documento congressuale e ci permettiamo di entrare nel merito di alcuni punti, ponendo alcune questioni al vostro dibattito.
 
La prima riguarda la natura dell'Unione Europea. Quello che noi ci chiediamo è se il processo di unificazione europea non sia qualcosa di più della sommatoria di imperialismi nazionali e non rappresenti invece un progetto di costituzione di un polo imperialista vero e proprio, che la grande borghesia europea vede come indispensabile per poter competere con le altre grandi frazioni borghesi ma anche per poter governare il conflitto di classe, sia quello principale tra capitale e lavoro, sia quelli secondari tra le diverse frazioni borghesi e i loro interessi parzialmente divergenti.
E ci chiediamo quanto pesi questo processo di costituzione imperialista sull'arretratezza dello scontro di classe in Europa e quanto una battaglia contro il Polo Imperialista Europeo possa contribuire a determinare rapporti di forza tra le classi più favorevoli alla classe lavoratrice.
 
La seconda questione riguarda il futuro di questo processo di unificazione minato dalla crisi e la sua possibile dissoluzione. 
Le frazioni "perdenti" della borghesia che in Italia si collocano politicamente sull'asse Berlusconi-Lega spingono per il ritorno allo stato nazione e alla moneta nazionale.
Quello che noi ci chiediamo è se sia possibile contrapporre a questa spinta una ipotesi diversa che si fondi sulla battaglia contro il carattere imperialista dell'Unione Europea, che sia una ipotesi internazionalista e non nazionalista, che alluda a rapporti tra i popoli diversi da quelli fondati sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Una ipotesi di classe, fondata sulle lotte proletarie contro lo sfruttamento imperialista, quindi sia quelle nei paesi propriamente europei, sia quelle nei paesi della periferia esterna alla UE, ma comunque inclusi all'interno della formazione economica governata dal polo imperialista europeo.
Il progetto di un'area euromediterranea da costituire in alternativa e opposizione all'Unione Europea e guardando ai risultati dei processi politici in atto in America Latina è una possibile concretizzazione di questa ipotesi.
 
La terza questione riguarda le classi. Sicuramente la crisi e soprattutto le politiche di gestione delle crisi messe in atto dal'Unione Europea spingono verso una polarizzazione delle classi attorno alle due principali: i lavoratori salariati e la grande borghesia industriale e i finanziaria.
Ma questo sul medio lungo periodo, soprattutto in Paesi come il nostro in cui le politiche di decentramento produttivo messe in atto dalla fine degli anni '70, per rompere il fronte operaio costruito attorno alla grande fabbrica, hanno creato una pletora di piccole imprese, laboratori artigiani e contoterzisti.
Si tratta di alcuni milioni di artigiani, padroncini, lavoratori autonomi, partite iva destinati a sparire dalla scena economica e sociale.
Quindi quello che ci chiediamo è se sia possibile una battaglia politica nei loro confronti con l'obiettivo di spingerli all'alleanza con il proletariato, che rappresenta in ogni caso il loro futuro sociale, contrastando l'illusione di una mobilitazione demagogica e reazionaria in difesa di un passato che in ogni caso non può tornare più.
 
Scusandoci per il necessario schematismo nelle questioni poste, vi auguriamo buon lavoro.
 

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