Ucraina: contro la guerra civile e la disinformazione

Sulla situazione Ucraina è in atto da mesi una vasta campagna di disinformazione da parte dei media occidentali. Pubblichiamo come contributo alla discussione un appello del leader del Partito Comunista dell'Ucraina e una interessante testimonianza/commento di Giulietto Chiesa.

Lettera aperta del PC di Ucraina al movimento comunista, operaio e di sinistra internazionale

Cari compagni!

L'Ucraina si è aggiunta alla lista dei paesi che sono diventati vittima delle "rivoluzioni colorate". Le riprese degli impressionanti massacri, degli atti di vandalismo, dei disordini e delle occupazioni degli edifici amministrativi in Ucraina hanno fatto il giro del mondo attraverso i mass media.

In numerosi scontri, diverse centinaia di manifestanti e di agenti delle forze dell'ordine sono stati gravemente feriti, così come durante gli attacchi alle forze dell'ordine diversi manifestanti sono stati uccisi. Non dimentichiamoci inoltre dei sequestri di massa di cittadini e delle violenze fisiche contro di loro da parte dei manifestanti radicali.

I recenti avvenimenti hanno distrutto il mito secondo cui nella capitale ucraina si muovono un’opposizione al "regime criminale" composta da "pacifici euromanifestanti".

In realtà, i fatti accaduti sono il risultato della lotta dei clan ucraini per il potere, e in particolare per la carica di Presidente dell'Ucraina. Gli avvenimenti in corso rappresentano di per sé un colpo di stato. Ciò è confermato dalle recenti azioni dell’"opposizione", atte a creare istituzioni di potere parallele in nome del popolo, con atti anticostituzionali, che alimentano ulteriormente lo scontro in Ucraina e costringono le autorità a misure sempre più radicali.

D’altra parte, merita attenzione la crescente attività delle forze politiche dell’ultradestra, neonaziste e ultranazionaliste colpevoli di atti di violenza, illegalità e scontri. Queste organizzazioni comprendono in particolare il "Tridente", "UNA-UNSO" (“Assemblea Nazionale Ucraina - Autodifesa Nazionale Ucraina, NdT) , "Pravyj Sektor", il partito "Svoboda", ecc. Quest'ultimo occupa un ruolo speciale nell’escalation dello scontro, in quanto si tratta di un partito parlamentare, al potere in alcune regioni occidentali, che ha una reale opportunità di continuare a perseguire una politica di sovversione contro l'ordine costituzionale in Ucraina.

Tutte queste organizzazioni sono unite ideologicamente, seguono l'esempio dei complici dei nazionalsocialisti tedeschi Bandera e Shukhevich, e ne utilizzano gli stessi slogan.

Ad esempio, oggi è molto popolare e viene utilizzato spesso lo slogan "Gloria all’Ucraina - Gloria agli Eroi", usato durante la Seconda Guerra Mondiale dai collaborazionisti fascisti ucraini durante la strage dei pacifici abitanti polacchi e ucraini del territorio dell’Ucraina occidentale.

Il Comitato Centrale del Partito Comunista d’Ucraina ha già informato il movimento comunista, operaio e di sinistra di tutto il mondo degli atti di vandalismo, quando i neonazisti hanno distrutto le statue di Lenin e i monumenti di epoca sovietica: ora gli atti di vandalismo vengono commessi addirittura contro i monumenti agli Eroi della lotta contro il fascismo.

Contemporaneamente a tutto questo, diventa evidente il costante coinvolgimento dell’Ucraina in una ancora maggiore escalation di violenza. Con il sostegno informativo e politico di una serie di Ambasciatori degli stati occidentali in Ucraina, così come di politici dell'Europa occidentale, sta diventando sempre più chiaro chi c'è dietro al rinfocolamento del conflitto in Ucraina.

Allo stesso tempo, il Dipartimento di Stato degli USA richiede costantemente che le autorità scendano a negoziare con l'opposizione, ritirino tutte le forze dell'ordine da Kiev e diano la possibilità all’"opposizione" di impadronirsi della sede del governo, come pure di annullare le recenti leggi "antidemocratiche e dittatoriali", approvate dal Parlamento dell'Ucraina.

Eppure queste leggi sono pienamente conformi alle norme democratiche occidentali, di fatto sono la traduzione e sono del tutto identiche alla legislazione vigente nell’UE e negli USA. Ad esempio, in base alle nuove leggi, le organizzazioni sociali ucraine finanziate dall'estero, e che in gran parte hanno contribuito all'allargamento del conflitto, sono obbligate a registrarsi come agenzie estere. Nella legislazione statunitense tale disposizione è in vigore sin dagli anni '30. Il parlamento ucraino ha semplicemente preso in prestito l'esperienza americana.

Le norme di legge adottate che vietano ai manifestanti pacifici di nascondere il volto sono identiche a quelle dell'UE. Così in Germania è considerato di responsabilità penale coprire il volto, indossare il casco, utilizzare degli scudi durante le manifestazioni. In Francia, per le stesse violazioni, sono previsti 3 anni di carcere e una multa di 45.000 euro. Tale divieto vige anche negli Stati Uniti, in Canada e in altri paesi. Per chi infrange le regole dello svolgimento delle manifestazioni pacifiche: in Gran Bretagna è prevista una multa fino a 5.000 sterline e fino a 10 anni di carcere; negli Stati Uniti, ancora 10 anni di carcere Negli Stati Uniti, colpire o aggredire un agente di polizia può comportare una condanna da 3 a 10 anni di carcere. In Francia, l’occupazione delle carreggiate per qualsiasi scopo e qualsiasi dimostrazione è vietato.

Per un qualche motivo, i politici occidentali, che manifestano indignazione e preoccupazione per la situazione in Ucraina, e anche per l’”irrigidimento” della legislazione dell’Ucraina, non vogliono ricordarsi di questi fatti.

In queste circostanze, il Partito Comunista d’Ucraina ritiene che la responsabilità per le violenze ricada ugualmente sulla leadership del paese, le cui azioni hanno spinto il popolo ucraino a prendere parte alle proteste di massa, e sui leader della cosiddetta "opposizione" , dei raggruppamenti neonazisti dell’ultradestra, delle organizzazioni di militanti nazionalisti e sui politici stranieri che hanno esortato la popolazione alla "radicalizzazione delle proteste" e a " combattere ad oltranza".

Siamo convinti della correttezza delle precedenti iniziative dei comunisti per il Referendum in Ucraina, la cui attuazione avrebbe completamente eliminato la base del malcontento popolare e avrebbe permesso al popolo ucraino di determinare l’indirizzo futuro del proprio sviluppo.

Il Partito Comunista d’Ucraina dichiara la necessità di porre fine all'uso della forza, di garantire la non ingerenza negli affari interni dell'Ucraina degli stati stranieri e dei loro rappresentanti, e di riprendere i negoziati. Allo stesso tempo, eventuali tentativi di creare strutture di potere parallele e incostituzionali non potranno che rafforzare lo scontro e creare una vera minaccia per l'escalation del conflitto verso la guerra civile. Una parte della popolazione sosterrà l'attuale governo, e l'altra sosterrà l'autoproclamatasi cosiddetta “opposizione” e questo porterà inevitabilmente a una finale divisione dell’Ucraina.

In queste circostanze, il Partito Comunista d’Ucraina presenta delle proposte concrete per risolvere la situazione:

- Indire il referendum nazionale sul tema della definizione della politica economica estera di integrazione dell'Ucraina.

- Attuare le riforme politiche, eliminare l'istituzione del presidente e varare una repubblica parlamentare, espandere in modo significativo i diritti delle comunità territoriali.

- Adottare una nuova legge elettorale e tornare al sistema proporzionale per l’elezione dei deputati nazionali.

- Al fine di superare il caos amministrativo e di garantire uno stretto controllo sul governo e sui politici, istituire un organo civile indipendente, il "Controllo Popolare", dandogli i più ampi poteri.

- Realizzare la riforma giudiziaria e introdurre l'istituzione di elezione dei giudici.

Con questa occasione, vi chiediamo di portare il vostro contributo alla riconciliazione nella società ucraina, di sostenere con ogni mezzo possibile le nostre proposte, di aiutarci a far conoscere diffusamente la reale situazione politica in Ucraina.

Vi chiediamo di condannare le azioni estremiste, la propaganda del fascismo, del nazionalismo e del neonazismo in Ucraina, così come l’interferenza esterna negli affari interni dell'Ucraina e l'ulteriore escalation di violenza.

Il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista d’Ucraina,

Petro Simonenko

(Traduzione dal russo di Flavio Pettinari per Marx21.it)

 

Il baratro europeo di Kiev

Giulietto Chiesa

Scrivo queste note di ritorno da Mosca, e la prima cosa che mi colpisce è l'enorme divario tra ciò che stanno vedendo gl'italiani (e gli europei insieme a tutto il resto del mondo occidentale) e quello che vedono i russi. Non è solo questione di quantità. È che qui (quasi) non si vedono le squadre armate dei dimostranti della piazza Maidan e dintorni. Non si vedono i poliziotti bruciare vivi. Non si vedono le armi delle squadre - palesemente bene organizzate - di assalitori. Non si vedono i lancia-fiamme e le bombe molotov degli assalitori. Non si vedono le grandi catapulte che lanciano sugli schieramenti delle forze speciali antisommossa bombe incendiarie in quantità e di qualità tale che non è possibile pensare improvvisate.

Qui, nella civile Italia democratica, dove tutto il mainstream freme di sdegno contro i Notav «violenti», si descrivono le squadracce fasciste che ormai dominano la protesta di Kiev come vittime, come coloro che «muoiono per l'Europa». Anche a Mosca ci sono quelli che li definiscono «liberali», «democratici». Sono i «figli del capitano Grant» (grant in inglese vuol dire prebenda). Io vado, come al solito, controcorrente. E dico: Dio ci salvi da questi "nuovi europei". Presto ne avremo notizia anche dalle nostre parti, e saranno guai per tutti. Ma questo sarà il dopo.

Colpiscono la cecità e l'ignoranza - quasi peggio della menzogna - di gran parte dei commenti. Che pure vengono sparse a larghe mani. È il «popolo ucraino» quello della Maidan? Ecco, questa è la prima domanda da farsi. Invece tutti, qui, senza eccezione, hanno già deciso che il popolo ucraino è quello e non ce n'è altro. Povera Ucraina che ormai se ne va in pezzi! E poveri ucraini che saranno mandati allo sbaraglio, a massacrarsi tra di loro sul pianerottolo di casa nostra.

Allora viene subito un'altra domanda da porsi: chi ha eletto, a grande maggioranza, Viktor Janukovic presidente dell'Ucraina? Dove sono andati a finire i suoi elettori? Hanno tutti cambiato idea? Si sono accorti solo negli ultimi mesi che era un corrotto e un dittatore? Certo, un pasticcione indifendibile, che ora sarà cacciato tra gli applausi di Bruxelles e di Washington). Ma quanti di questi commentatori nostrani hanno ricordato che l'Ucraina non è solo la parte sud-occidentale, che è quella che in gran parte si chiamava Galizia, e che apparteneva al territorio polacco? Hanno dimenticato tutti che c'è un'altra Ucraina, quella dell'est e del nord, quella industriale delle grandi città di Kharkov, di Dnipropetrovsk, per esempio, quella che parla ancora adesso il russo e che ha una storia di milioni di famiglie intrecciate alla Russia.

Certo, si direbbe (se i commentatori di Repubblica, del Corsera , perfino del Fatto Quotidiano avessero letto i libri di storia) che fu «colpa» di Stalin, che promosse il Patto Molotov-Von Ribbentrop, se la Galizia venne incorporata nell'Ucraina Sovietica. Vero, verissimo. Come fu vero che le formazioni militari di Stepan Bandera combatterono al fianco dei nazisti. E in piazza Maidan sono proprio i «banderovzy» a guidare la danza.

Ma allora che cosa proponiamo all'Ucraina? Di tornare alle frontiere del 1943? Cedendo la Galizia alla Polonia? E quanti sarebbero gli ucraini d'accordo con questa idea? E poi che ne sarebbe della frontiera tra la Lituania e la Polonia? Perché sarà bene ricordare che, in questa eventualità, oltre un terzo dell'attuale Lituania, inclusa la capitale Vilnius, dovrebbe tornare in Polonia. Ma l'Europa di Altiero Spinelli non nacque proprio, anche, per avviare una fase pacifica di cooperazione che cancellasse tutte le frontiere? Certo - dicono i Ponzio Pilato che abbondano in questa Europa dell'austerità, che sta mettendo in ginocchio tutto il sud-Europa, a cominciare dalla Grecia - è il popolo ucraino che deve decidere da che parte stare: se con la Russia o con l'Europa.

Ma è solo questa l'alternativa? C'è anche - ma chissà perché nessuno ne parla - l'ipotesi di una Ucraina indipendente e sovrana, che sta in buoni rapporti con gli uni e con gli altri, che ne trae vantaggio per sé, contribuendo alla pace e alla sicurezza comune europea, senza farsi assorbire, per esempio, nella Nato.

 

Ecco, a me pare che stia qui la risposta - una delle risposte - a quello che sta accadendo in queste ore a Kiev e, ormai, in diverse altre province dell'ovest ucraino. L'Ue ha forzato la situazione in modi e forme inaccettabili per una politica di buon vicinato. E non è una ipotesi. Ben 34 leader europei si sono affaccendati in questi mesi sulle piazze ucraine, per premere su Yanukovic e per incitare (e foraggiare) le opposizioni. Si attende ora il commissario all'allargamento Fuele, poi la signora Ashton, poi una delegazione parlamentare europea. Cosa offrono? Un pesantissimo prestito del Fondo Monetario Internazionale che legherà l'Ucraina al carro dei mercati finanziari dell'Occidente. È aiuto? Io lo chiamerei ingerenza negli affari interni di un paese vicino.

Invece - due pesi e due misure - si condanna il cattivissimo Putin, che ha concesso 15 miliardi di dollari di prestito a tassi d'interesse ridicolmente più bassi di quelli dei mercati occidentali e, in più, regala due miliardi di dollari all'anno di sconti sul prezzo dell'energia. Anche questa è ingerenza? Probabilmente. Ma costa meno. E poi ci si dovrebbe chiedere: ma perché una tale accelerazione da parte europea? Non sanno che l'Ucraina è divisa? Perché forzare? Chi si vuole portare al potere a Kiev? Un altro gruppo di oligarchi (come fu fatto in Russia nel 1991) che chiederanno protezione alle banche svizzere e tedesche, offrendo in cambio l'Ucraina alla Nato? E chi è il pazzo, o l'irresponsabile, che pensa che la Russia di Putin accetterà, arrendendosi, a un gigantesco avvicinamento dell'alleanza militare ostile alla propria capitale?

Qualcuno punta a trasformare l'Ucraina in un mostruoso casus belli al centro dell'Europa: quello che si delinea è la rottura di tutti gli equilibri della sicurezza europea collettiva. È l'inizio di una rottura strategica tra Russia ed Europa. Agli ucraini non sarà dato di decidere pacificamente. Sarà un passaggio violento, e scorrerà il sangue. È stata l'Europa - promettendo sogni che non potrà soddisfare (e i primi a saperlo siamo proprio noi) - a volerlo.

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