Caro Giulietto Chiesa, fascisti e Lega non sono nostri compagni di strada
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Giulietto Chiesa risponde al nostro messaggio di solidarietà per l'arresto subito in Estonia a causa delle sue posizioni filo Putin
Apprezzo il vostro giudizio e la vostra solidarietà. L’episodio è significativo del clima di intolleranza che si sta creando".
Giulietto
(dal profilo Fb di Roberto Fiore, segretario di Forza Nuova)
Negli ultimi anni l’abbandono della battaglia antimperialista e internazionalista da parte di numerose correnti e organizzazioni di sinistra ha creato terreno fertile al proliferare di posizioni, organizzazioni e ideologie, normalmente etichettate come rosso-brune, che a partire da radici nell’estrema destra e nel fascismo tendono a inglobare e utilizzare simbologie e linguaggi appartenenti al movimento operaio e socialista. L’obiettivo di questa operazione camaleontica è quello di creare nuovi soggetti politici e nuove alleanze trasversali alla divisione ‘destra/sinistra’ in nome della necessità di unirsi contro “il nemico comune” - normalmente l’imperialismo statunitense e Israele – sorvolando sulla pericolosità e le responsabilità dell’imperialismo europeo che anzi certe tendenze vedono da sempre di buon occhio.
A partire dalle crisi in Iraq e in Jugoslavia prima, in Libia e Siria poi e attualmente in Ucraina, elementi dell’estrema destra – in genere i più estremisti - si sono riconvertiti attraverso sconosciute e cangianti sigle terzoposizioniste che in nome appunto del “comune nemico” e schierandosi spesso strumentalmente a difesa dei paesi aggrediti dall’imperialismo attirano sempre più l’attenzione e la simpatia di quadri e attivisti confusi, delusi e abbandonati a loro stessi da organizzazioni della sinistra in via di dismissione.
Complici anche i social network e la superficialità con cui vengono spesso utilizzati, sono sempre più gli attivisti della sinistra antimperialista e della solidarietà internazionalista che sdoganano siti e organizzazioni più che ambigue, attratti da fraseologie e simbolismi studiati a tavolino dall’estrema destra per accalappiare onesti ma ingenui compagni incapaci di individuare un nucleo teorico e identitario che rimanda immancabilmente alla destra neofascista quando non neonazista sotto una superficie assai sottile di “socialismo nazionale” o “antiamericanismo”.
E certo non aiuta a fare chiarezza in questo nebbioso caos post-ideologico - in cui l’antiamericanismo viene indebitamente scambiato con l’antimperialismo o l’antimondialismo con l’internazionalismo - il comportamento di alcuni personaggi che negli ultimi anni hanno sviluppato una forte influenza, grazie anche ad un'instancabile opera di controinformazione e di denuncia delle nefandezze compiute dagli Stati Uniti, da Israele, dall’apparato della disinformazione bellicista e filo-imperialista. Ma che negli ultimi tempi sembrano aver esplicitamente abbandonato il campo dell’antifascismo in nome di un fronte unico di tutti coloro che si oppongono alle mire di Washington o di Tel Aviv.
E’ il ragionamento che sembra fare Giulietto Chiesa quando, alcune settimane fa, indirizza un messaggio ad alcuni attivisti della sinistra no war impegnati nella formazione di un Comitato contro la Nato. Scriveva Chiesa:
"Il problema è che nel comitato esiste l’unanimità sul tema del rifiuto delle "alleanze con altre forze che non siano quelle di sinistra”. (…) “Pensate davvero che la raccolta delle firme per l’uscita dell’italia dalla NATO debba avvenire solo tra coloro che sono, o ritengono di essere, di sinistra? (…) Mi venne obiettato che, con quella impostazione, avremmo colto il rischio di trovarci a fianco di Casa Pound. Risposi che questo rischio non era insito nella mia proposta, poiché ritenevo, e ritengo, che non ci sia nessuna questione di “alleanze”. Con nessuno. Noi di Alternativa proponevamo, e proponiamo tuttora, non di mettere in piedi un "cartello di organizzazioni” (meno che mai di organizzazioni minoritarie e marginali), ma di chiedere una firma, sotto quell’appello, a tutti i cittadini italiani, a prescindere dal loro pedigree politico, e dalle tessere che hanno, o che hanno avuto (o che non hanno avuto), in tasca nel corso della loro vita. (…) Dunque proponiamo: niente alleanze e una proposta chiara, sintetica, limpida, che si rivolga, senza eccezioni, a tutti. Niente firme collettive, niente schieramenti politici tradizionali o nuovi, niente partiti. Ciascuno si muoverà verso i pubblici che riterrà più sensibili alla questione. (…) Nessuno sarà obbligato a stare al fianco di qualcun altro. Ciascuno potrà fare le iniziative che vuole, con chi vuole. (...) Chi accetterà di firmare l’appello sarà da noi considerato un nostro compagno di strada. Non gli chiederemo se è d’accordo con noi su ogni cosa. Ci accontenteremo volentieri di essere d’accordo con lei, o con lui, sulla necessità di riconquistare questa parte decisiva delle sovranità nazionale”.
Un discorso chiaro e inequivocabile, quello di Giulietto Chiesa, anche quando scrive che “ciascuno potrà fare le iniziative che vuole, con chi vuole”.
Il problema è che Chiesa le iniziative le sta facendo sempre più spesso insieme a personaggi dell’estrema destra, segno che il suo non è un escamotage puramente tattico mirante ad allargare il fronte della lotta contro la Nato o gli Stati Uniti, ma l’evoluzione – anzi l’involuzione – di un ragionamento politico che abbandona diversità ideologiche e di campo per abbracciare un punto di vista trasversalmente ‘antiamericano’ assai pericoloso.
Come quando l’ex inviato dell’Unità a Mosca partecipa – era il 14 dicembre scorso - ad una conferenza dal titolo “Donbass, quale domani?”. Oltre a Chiesa ed alcuni immigrati ucraini, ci sono altri relatori assai più ‘pesanti’. Ad esempio Alfonso Piscitelli, redattore della pagina web russia.it, animatore del Progetto EU-RUS e dell’Associazione Trentino-Russia. “Eu-Rus é una rete intellettuale che vuole diffondere le idee e i valori della civiltà europea, con la visione di Putin e De Gaulle (in verita Thiriart) di un’Europa unita da Lisbona a Vladivostok, tradizione e modernita, il bisogno di costruire uno schieramento politico, economico e culturale che vada da Roma a Mosca, incentivando gli affari, e creando con i russi una internazionale europea basata su cristianita, nazione e principi sociali comuni, con i due polmoni dell’Europa cattolicesimo e ortodossia" scrive lo stesso Piscitelli, i cui articoli sono ospitati spesso sul sito del Centro Studi La Runa e su una vasta galassia di riviste che ruotano attorno alle posizioni euroasiatiste dirette da vecchi arnesi del neonazismo italiano.
Come se non bastasse, tra i relatori dell’iniziativa compaiono anche Marcello Berera e Jacopo Trionfera, esponenti del Coordinamento Solidale per il Donbass (oltre che del Fronte Europeo per la Siria e il secondo anche dell’Associazione Culturale Zenit), sigla dietro la quale si nascondono i membri del cosiddetto Partito Comunitarista Europeo e di sigle come Millennium, fantomatiche creazioni dell’estrema destra neofascista dirette a confondere le acque a proposito del venir meno, secondo loro, della discriminante fascismo/antifascismo approfittando di sloganistiche e simbologie ambigue e della scarsa capacità di discernimento di alcuni compagni che delusi dalla rinuncia di alcune organizzazioni comuniste a posizioni coerentemente antimperialiste cadono nella trappola dell’estrema destra quando si presenta ‘sotto mentite spoglie’.
Il Coordinamento Solidale per il Donbass non ha lesinato in questi mesi feroci attacchi ai coordinamenti antifascisti sorti in solidarietà con le popolazioni del Donbass e contro il golpe nazionalista che ha portato al governo di Kiev forze apertamente nazionalsocialiste. Basta vedere le foto delle loro sparute manifestazioni per accorgersi della presenza di slogan cari ad un’estrema destra antiamericana ed antisraeliana ma non certo antimperialista, come ad esempio quella incarnata dai ragazzotti di Millennium (resi famosi dalla stampa italiana per essersi fatti fotografare in Donbass con una bandiera italiana con tanto di stella rossa nel mezzo).
L’iniziativa del 14 dicembre è stata organizzata presso una sede che, al di là della denominazione utilizzata – Circolo delle Arti – e di alcune attività pseudo culturali da questa ospitate, in realtà è il punto di ritrovo dell’Associazione Zenit. La sede di Via Caracciolo 12 a Roma, la cui dizione completa è Circolo delle Arti L’Universale – dal titolo della rivista omonima fondata nel 1931 e periodico dei Gruppi Universitari Fascisti – è infatti il quartier generale dell’Associazione Culturale Zenit, che si è fatta per l’apprezzamento rivolto nei confronti dell’attività del partito neonazista ellenico Alba Dorata e per rappresentare una copertura di alcuni dirigenti del Movimento Sociale Europeo e di un ex Terza Posizione come Gabriele Adinolfi spesso ospite anche delle iniziative di Casa Pound.
Che non sia stato un episodio grave ma solitario lo conferma un’altra iniziativa, più recente, organizzata da Chiesa proprio insieme ad Adinolfi in quel di Latina lo scorso 7 febbraio. Un dibattito – non a caso – sulla Geopolitica. Nel manifesto di convocazione dell’iniziativa Adinolfi viene presentato come ‘giornalista’ ma basta fare un rapido giro sulla rete – o avere buona memoria – per ricordarsi che il personaggio fu prima esponente del Movimento Sociale Italiano, poi transitò in molte delle organizzazioni più violente ed estremiste della destra extraparlamentare – Fronte Studentesco, Avanguardia Nazionale, Lotta di Popolo – per poi fondare nel 1977, insieme a Dimitri e Fiore, il gruppo Terza Posizione. Condannato per reati associativi ed ideologici sia per le attività di Terza Posizione che dei Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), in relazione anche alla Strage di Bologna, Adinolfi come Roberto Fiore e altri riuscì a fuggire all’estero e rientrò in Italia solo nel 2000 per darsi all’editoria. Diventando ad esempio caporedattore della rivista trimestrale del Centro Studi Polaris anche se, ricordano alcuni siti, “rimane attivo in iniziative quali la Guardia d’Onore alla cripta di Benito Mussolini”.
Ci siamo chiesti e ci chiediamo: che c’entra Giulietto Chiesa con gente simile? Pensa davvero che si possa contrastare la tendenza alla guerra insita in uno scontro ormai sempre più feroce tra blocchi imperialisti e potenze antagoniste rimuovendo ogni discriminante ideologica e di classe, a partire da quella antifascista che proprio dai fatti di Kiev trae nuova linfa e nuova motivazione? E’ davvero assieme ai fascisti e ai nazisti che Giulietto Chiesa e il suo movimento, Alternativa, pensano di sviluppare una sacrosanta campagna contro l’utilizzo sempre più spudorato di forze apertamente fasciste – ma antirusse – da parte degli imperialismi Ue e Usa?
Non vorremmo sbagliarci ma l’ex inviato dell’Unità a Mosca sembra stia davvero percorrendo una brutta china. Che purtroppo conta anche su una presa di posizione da parte del movimento di Giulietto Chiesa che sdogana Matteo Salvini e il suo progetto di Lega Nazionale, in nome della creazione di un “fronte unico internazionale degli amici della Russia” che rimuove ogni identità di classe, internazionalista e antimperialista per adottare una chiave di lettura basata unicamente su criteri di tipo geopolitico, come da classico “il nemico del mio nemico è mio amico”.
Scriveva il 9 dicembre il sito di riferimento di Giulietto Chiesa, http://megachip.globalist.it :
“(…) le minacce alla pace sono così forti da spingere a parlare in direzioni nuove, saltando gli steccati. Una personalità che sta tenendo conto di questa posta in gioco è il politico che negli ultimi mesi ha iniziato un'ascesa evidente a tutti, Matteo Salvini. Mille controversie si accendono al farne solo il nome, emerso nella lunga stagione della Lega Nord. Il fatto è che Salvini ora va a concludere definitivamente quella stagione per fondare un partito su base nazionale, che avrà azioni e orizzonti incomparabilmente più complessi del vecchio scenario claustrofobico della Padania bossiana. Un partito nazionale non sposa tutti i movimenti né sarà da questi votato, ma sicuramente parla con molti più soggetti e molti più interessi. Non solo: cerca di avere una politica internazionale completa, legata a un'idea di sovranità che può trovare partner costituzionali che pure si dividono rispetto ad altri temi”.
Inequivocabile questo paragrafo, che ci informa anche della collaborazione tra Giulietto Chiesa, direttore di Pandora Tv, e il segretario leghista Matteo Salvini in merito alla redazione e alla presentazione di un’interrogazione alla Commissione dell’Unione Europea “al fine di far luce sulla strage di Odessa”.
E’ davvero encomiabile che alle orecchie degli eurocrati arrivi la denuncia su una strage di militanti di sinistra e antifascisti ucraini assassinati dalle milizie neonaziste in combutta con i golpisti di Kiev. E’ invece disdicevole che a farsi portavoce di una simile denuncia siano un personaggio e un movimento che fanno della xenofobia, del razzismo e della complicità con movimenti neofascisti come Casapound – di cui due dirigenti sono stati qualche mese fa assunti dal gruppo parlamentare della Lega a Strasburgo – la loro ragion d’essere. Senza dimenticare che l’organizzazione di Iannone è schierata al fianco del regime di Kiev tanto che alcuni militanti e simpatizzanti di Casapound combattono nelle file dei battaglioni punitivi ucraini contro le popolazioni del Donbass.
La scelta di sdoganare e addirittura collaborare con un vasto panorama di personaggi e sigle dell’estrema destra rappresenta a nostro modo di vedere una rimozione intollerabile della necessaria discriminante nei confronti di ideologie e di gruppi politici razzisti e fascisti; un assist formidabile nei confronti delle organizzazioni di estrema destra che tendono a infiltrarsi nell’ambito del movimento di classe e internazionalista; un elemento di indebolimento di una strategia che deve mirare ad un accumulo delle forze a livello popolare non per sostenere le proprie borghesie – quelle europea e russa, accomunate da una assai improbabile “comunità di destino” – contro quelle concorrenti in nome della competizione globale, ma per inceppare un meccanismo di scontro tra potenze e di tendenza alla guerra che pure Chiesa da tempo afferma correttamente di voler contrastare.
Al di là delle fraseologie rivoluzionarie e antisistema che contraddistinguono il messaggio dell’estrema destra sia nella versione tradizionale sia rossobruna, il ruolo principale dei fascisti è sempre stato quello di servire gli interessi padronali e imperialisti contro gli interessi dei popoli e delle classi subalterne.
I fascisti non possono essere nostri compagni di strada, in nessun caso.
Con i fascisti non si può e non si deve parlare.
Rete dei Comunisti
17 febbraio 2015
Commenti
La lotta dei mercanti e degli intellettuali borghesi egiziani per l’indipendenza dell’Egitto è, per le stesse ragioni, una lotta oggettivamente rivoluzionaria, quantunque i capi del movimento nazionale egiziano siano borghesi per origine e appartenenza sociale e quantunque essi siano contro il socialismo, mentre la lotta del governo operaio inglese per mantenere la situazione di dipendenza dell’Egitto è, per le stesse ragioni, una lotta reazionaria, quantunque i membri di questo governo siano proletari per origine e appartenenza sociale e quantunque essi siano «per» il socialismo.
E non parlo del movimento nazionale degli altri paesi coloniali e dipendenti, più grandi, come l’India e la Cina, ogni passo dei quali sulla via della loro liberazione, anche se contravviene alle esigenze della democrazia formale, è un colpo di maglio assestato all’imperialism o, ed è perciò incontestabilme nte un passo rivoluzionario.
(Stalin, da "Principi di leninismo", 1924)
La lotta dell’emiro afghano per l’indipendenza dell’Afghanista n è oggettivamente una lotta rivoluzionaria, malgrado il carattere monarchico delle concezioni dell’emiro e dei suoi seguaci, poiché essa indebolisce, disgrega, scalza l’imperialismo, mentre la lotta di certi «ultra» democratici e «socialisti», «rivoluzionari» e repubblicani dello stampo, ad esempio, di Kerenski e Tsereteli, Renaudel e Scheidemann, Cernov e Dan, Henderson e Clynes durante la guerra imperialista, era una lotta reazionaria, perché aveva come risultato di abbellire artificialmente , di consolidare, di far trionfare l’imperialismo.