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Pd e Cgil non sono un'alternativa al razzismo dilagante

Negli ultimi giorni assistiamo a una rapida escalation di azioni razziste estremamente preoccupanti, i fatti di cronaca si conoscono: dal brutale linciaggio ad Aprilia fino all’aggressione dell’atleta Daisy Osakue, queste vicende rappresentano un inasprimento dentro a una scia di lungo periodo non ancora esauritasi ma che, al contrario, può svilupparsi in scenari ancora più violenti come l’uso sistematico della “giustizia fai da te” o addirittura in pogrom.

L’attuale governo giallo-verde minimizza la crescente ondata razzista producendo cosi la legittimità sostanziale di queste azioni e contemporaneamente mantenendo il tema “emergenza migranti” al centro del dibattito politico distogliendo così l’attenzione sui reali problemi che affliggono le fasce popolari che vivono in questo paese.

Questo “gioco” ha come primo effetto quello di permette all’esecutivo di mettere in ombra i temi sul quale hanno fondato gran parte del proprio successo elettorale, pensiamo solo all’abolizione della legge Fornero o al reddito di cittadinanza, che anzi vengono smontati giorno dopo giorno dal Ministro dell’economia Tria, per di più si ottiene anche un secondo effetto: il variegato arcipelago del “mondo della sinistra”, quell’insieme di sigle come PD, CGIL, ARCI, LEU e via andando, si ricompone con la scusa di costruire un argine all’imbarbarimento della società.

Un tentativo maldestro di ricostruirsi una verginità in chiara funzione elettorale che però non ha nulla a che vedere con un’ipotesi di cambiamento, anche solo progressista, della realtà.

Il PD in particolare, che oltre ospitare al proprio interno personaggi come Minniti e Orlando, ha anche la faccia tosta di chiamare mobilitazioni contro il razzismo a distanza di pochi giorni dopo l’aver votato compatti (proprio insieme alla Lega) per dare motovedette e sostegno alla marina (sarebbe più corretto parlare di milizia) libica.

Ma non ci interessa qui fare un lungo elenco delle responsabilità di ogni singola sigla sopracitata, ci importa invece evidenziare la funzione di degradazione delle condizioni di vita delle classi subalterne che hanno prodotto sostenendo le politiche dell’Unione Europea che per essere competitiva necessita di ristrutturarsi continuamente schiacciando sotto di sé diritti, salari e dignità dei lavoratori e delle lavoratrici, senza distinzione di colore della pelle.

Questa macelleria sociale è la reale causa dell’impoverimento generale che stiamo vivendo, e sul quale soffiano i razzisti (utili idioti) di turno mistificando la responsabilità della pauperizzazione verso chi sta più in basso, fomentando la guerra tra poveri. Stiamo parlando di due facce della stessa moneta, perché dal PD alla Lega l’elemento in comune è l’inviolabilità dei vincoli imposti a livello sovranazionale, i pugni sbattuti sul tavolo di Bruxelles da Renzi o Salvini rimangono pura propaganda distante dalla realtà delle politiche portate avanti.

L’autunno che ci aspetta dovrà tenere presente questi elementi non più rimovibili per chiunque si ponga la necessità di un cambio di passo, in questo senso la manifestazione del 16 giugno scorso a Roma ha molto da insegnarci su cosa significhi una prospettiva diversa, così come già avevamo appreso dalla piazza di Macerata del 10 febbraio che era stata boicottata proprio dalle forze che ora invocano il “fronte repubblicano”.

Sostenere e costruire organizzazione politica autonoma, supporto al sindacalismo di classe che non scende a compromessi, ribaltare il discorso del padrone che ci divide e ci mette gli uni contro gli altri. Questi sono gli strumenti per arginare e respingere il razzismo!

 

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